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Chef - Recensione

21/06/2012 | Recensioni |
Chef - Recensione

Chef , basta la parola. Ebbene si, anche il cinema entra prepotentemente in cucina. Non che non fosse già successo più volte in passato, di “commedie gastronomiche” se ne sono viste già parecchie sul grande schermo, talvolta anche molto “gustose”. Ma ormai la cucina è proprio una moda (per non dire mania) dilagante e, dopo innumerevoli programmi televisivi che insegnano a cucinare praticamente a tutti i livelli, libri best-seller pieni di ricette di qualsiasi tipo, talent-show a colpi di mattarelli e sac-à-poche, ecco la “chef-mania” sbarcare sul grande schermo.
Parigi. Jacky Bonnot (Michaël Youn) è un trentenne amante della buona cucina e dotato di talento e creatività che sogna di diventare un cuoco di successo e gestire un grande ristorante. La sua situazione finanziaria precaria (per di più ha una compagna incinta), lo costringe ad accettare piccoli lavori che non riesce mai a tenersi. Spesso lavora per bistrot dove i clienti vogliono mangiare solo cibi “mordi e fuggi” e dove la sua creatività non viene capita. Licenziato dall’ennesimo ristorante, è costretto ad accettare un lavoro da imbianchino in una casa di riposo per sostenere le spese di un ménage familiare che sta per allargarsi. Mentre è al lavoro, incontra per caso Alexandre Lagarde (Jean Reno) chef pluristellato la cui fama è minacciata dal gruppo finanziario proprietario del suo ristorante, il Cargo Lagarde. Alexandre non corrisponde più all’immagine del gruppo perché costa troppo e rischia di essere licenziato soprattutto se, in occasione della presentazione del nuovo menu di primavera di fronte a un gruppo di severi critici gastronomici, perderà una stella nella valutazione. Colpito dalla fantasia creativa di Jacky, Alexandre lo assume per uno stage sperando che lo aiuti a mantenere alta la fama del suo ristorante.
Un piatto light cucinato con mano delicata dal regista Daniel Cohen, vero divertissement culinario, Chef  mescola gli ingredienti leggeri della commedia gastronomica con poco pepe e molto zucchero. Tipica grazia d’Oltralpe, niente di più. Ma sufficiente a sollevare lo spirito.
La commedia percorre il facile binario dei contrasti: tradizione contro modernità, cucina francese tradizionale contro la nuova “cucina molecolare”, un giovane cuoco alle prime armi contro un maturo e navigato chef in crisi d’ispirazione. Dicotomie, dualismi. E ancora, metropoli contro piccola città, grandi ristoranti con stucchi alle pareti contro ristorantini di provincia. E poi, manager che devono far quadrare i conti, programmi televisivi dai grandi ascolti a base di ricette, fidanzate in dolce attesa, figlie laureande trascurate da padri assenti. Sullo sfondo, sorniona, la Parigi della Torre Eiffel e del Trocadéro. Come salsa di accompagnamento, il tocco “made in Italy” delle musiche spensierate di Nicola Piovani.
Certo, tutto è più o meno scontato e fin dai primi minuti si intuisce dove le vite dei due cuochi andranno a parare. Ma i due interpreti sono davvero indovinati e capaci di dosare al meglio le loro qualità istrioniche. Jean Reno è perfetto nel ruolo di uno chef pluripremiato e Michaël Youn è capace di usare la sua inconfondibile mimica facciale e metterla al servizio di un personaggio un po’ folle ma anche tenero, un simpatico bugiardo, un genio incompreso dei fornelli (“mi chiamano il Mozart del piano… di cucina, ovviamente!” dice di sé).
Il richiamo a L’ala o la coscia? (1976), riuscita commedia culinaria con un grande Louis de Funès, è evidente, anche se a Chef manca il graffio sociale del film di Claude Zidi.
Insomma, se quello che state cercando è un delicato piatto estivo, scacciapensieri e sentimentale, ecco il film che fa per voi.

Elena Bartoni

 


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